
L’ADI Design Museum ospita la mostra “Renato Forti 1923 – 2015”, a cura di Marco Fiorentino, omaggio critico e documentale a una figura defilata del design italiano del secondo Novecento.
L’esposizione, insieme al catalogo che l’accompagna, si configura come un’operazione di ricostruzione filologica e memoriale, volta a riattivare l’attenzione su un autore rimasto ai margini della storiografia ufficiale, ma la cui opera rivela una coerenza espressiva e una qualità progettuale di assoluto rilievo.
La rassegna presenta un nucleo rappresentativo di arredi, corpi illuminanti, disegni progettuali e schizzi ambientali, frutto di un’indagine condotta attraverso una molteplicità di fonti: documentazione d’epoca, cataloghi commerciali, archivi fotografici, repertori delle case d’asta, oltre al materiale conservato nell’Archivio Renato Forti (ARF).
Il progetto espositivo nasce dalla volontà della figlia Roberta Forti e del nipote Marco Fiorentino, ed è espressione di un’urgenza privata e culturale insieme: rendere giustizia alla memoria di un autore la cui opera, pur segnata da una certa riservatezza, ha contribuito alla costruzione di un’idea moderna e civile dell’abitare. “Forti è stato un autore appartato, ma capace di delineare una visione coerente e colta dell’abitare moderno, come dimostrano non solo i suoi oggetti, ma anche i suoi disegni, le sue vedute, il suo archivio. Restituirgli oggi visibilità è un’occasione per riflettere su una stagione del design in cui artigianato, industria e ricerca progettuale dialogavano con profondità e misura. È questa la missione del Museo: non custodire un canone, ma allargarne il perimetro” – ha commentato il presidente ADI, Luciano Galimberti.
Tra le opere in mostra spicca la libreria F54, datata 1954, già inclusa nella mostra “Il design italiano oltre le crisi” (Triennale di Milano, 2014), a cura di Beppe Finessi, che ne ha intuito precocemente il valore paradigmatico. Negli ultimi anni, il mercato del modernariato ha riscoperto il lavoro di Forti, anche se le attribuzioni risultano spesso incerte o discordanti. A questo proposito, l’attività di sistematizzazione archivistica in corso ha permesso nuove verifiche incrociate, rese possibili anche grazie al ritrovamento di fotografie originali riconducibili allo studio Ballo+Ballo, ora conservate presso l’Archivio Fotografico del Comune di Milano.
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